Frodo Beggins, Gandalf il Grigio, hobbit….tutti ormai sanno a cosa ci si riferisce con queste parole. La trilogia di grandissimo successo di Tolkien infatti conta numerosissimi fan in tutto il mondo, che crescono di giorno in giorno, grazie anche all’adattamento cinematografico di Peter Jackson.
John Ronald Reuel Tolkien nasce nel 1892, in SudAfrica, da genitori inglesi. Eredita dalla madre la passione per le lingue, le antiche leggende e le fiabe, passione che lo porterà a diventare il maggior esperto di letteratura anglosassone e medievale del novecento. Ebbe una carriera professionale senz’altro brillante, ma che sicuramente sarebbe stata sconosciuta ai più se un giorno, sul retro di un compito che stava correggendo non avesse scritto distrattamente: «In un buco della terra viveva uno Hobbit».
Nel 2001, dopo sette anni di preparazione e diciotto mesi di riprese, Peter Jackson porta sullo schermo un’impresa che aveva in precedenza descritto come impossibile: dare vita al “Signore degli Anelli”. Raccontare l’universo creato da Tolkien era un azzardo data la complessità dell’opera che, oltre a raccontare le vicende di Frodo, racchiude tutta una serie di “sottotesti” che rendono “Il Signore degli Anelli” un qualcosa di universale, molto simile all’epica. Jackson è riuscito in pieno a cogliere l’anima di tutto ciò e, a distanza di così tanto tempo, lo stupore della prima visione rimane intatto e per certi versi si rafforza. Il primo capitolo soprattutto, è quello che mantiene in maniera quasi ossessiva tutta la densità narrativa che si trova sulla pagina scritta. Con “La Compagnia dell’Anello” il regista neozelandese da inizio a una trilogia che si conclude tre anni dopo. In mezzo, incassi stratosferici, critiche esaltanti e un bottino di premi Oscar. Il percorso di Peter Jackson, è divenuto così punto di riferimento per gli appassionati di cinema e di Tolkien di tutto il mondo.
Sauron, l’oscuro signore, forgia 20 anelli, 3 destinati agli elfi, 7 ai nani e 9 agli uomini. Tiene per se poi l’unico anello, quello più potente, in grado di controllare tutti gli altri. Si scatenano così sanguinose guerre che vedono nani, elfi e uomini uniti contro l’oscuro signore per salvare la terra di mezzo. Isildur, re degli uomini, riuscirà a sottrarre l’unico anello a Sauron, decretando così la sua sconfitta e la pace. Da quel momento l’anello irretirà diversi portatori fino a finire casualmente tra le mani di Bilbo Beggins, un Hobbit. Gli hobbit, detti anche mezz’uomini per via della loro statura, sono delle creature buone, incorruttibili, che amano coltivare la terra e fare grandi feste. Ed è proprio durante la festa del 111 compleanno di Bilbo che questo annuncia di voler partire per non fare ritorno, lasciando con non poco sforzo l’anello a Frodo, suo nipote. Centrale è la figura di Gandalf, uno stregone che informerà Frodo di come l’oscuro signore abbia ripreso forza e stia progettando di nuovo la distruzione della terra di mezzo. Frodo si troverà così a partire per un insidioso viaggio verso il monte Fato, l’unico luogo dove l’anello può essere distrutto. Affiancato dagli altri otto componenti della compagnia dell’anello, Frodo affronterà malvage creature e pericoli sotterranei.
Il Signore degli Anelli è un romanzo d’eccezione, al di fuori del tempo: chiarissimo ed enigmatico, semplice e sublime. Esso dona al lettore avventure in luoghi remoti e terribili, episodi d’inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano a poco a poco; tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male. Leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, il romanzo di Tolkien è in realtà un’allegoria della condizione umana che ripropone in chiave moderna i miti antichi. Infatti, avvertendo la mancanza di una mitologia nella letteratura inglese, colmarla è uno dei propositi di Tolkien nello scrivere Il signore degli anelli. Infatti riempie in maniera incredibile la sua opera di dettagli e particolari: crea una vera e propria mitologia per la sua Terra di Mezzo, con tanto di genealogie dei personaggi, linguaggi dei vari popoli, tradizioni, calendari e storie. Inoltre l’intreccio e l’esplorazione di tematiche religiose e romantiche, quali la speranza, la pietà, l’amicizia, il sacrificio, la salvezza, l’umiltà, ma anche la nostalgia, il viaggio e il titanismo, la rendono un’opera unica nel suo genere, profonda e che lascia una traccia indelebile in chiunque vi si immerga. Si è guadagnato così la fama e il titolo di maggior scrittore fantasy di sempre, ispirando tutt’oggi scrittori emergenti e appassionati del genere.
Ricreare tutto questo è stato possibile solo grazie allo sviluppo di nuove tecniche cinematografiche, in particolare lo sviluppo della computer grafica e all’utilizzo di effetti speciali assolutamente innovativi e di modellini e diorama, sviluppati interamente dalla Weta Digital e dalla Weta Workshop, società cinematografiche fondate dallo stesso Jackson.
Merito ulteriore del regista è aver saputo trasportare la forte componente descrittiva del libro in scenografie minuziose e spettacolari. La sua bravura è stata nel non aver ridotto l’opera ad una favoletta insignificante e ad aver usato i molti effetti speciali senza nessuna ostentazione, ma solo per dotare la pellicola di una potenza visiva visionaria e affascinante. Tolkien scriveva meravigliosamente, in un inglese bellissimo, Jackson lo sapeva bene, e da lettore attento qual è, ha reso lo stesso fascino che evocano le sue parole.
Sono infatti pochissime le differenza fra opera scritta e trasposizione cinematografica che anche i maggiori appassionati dello scrittore hanno ritenuto fedele non solo nello svolgimento della storia, nel suo dipanarsi di scene e azioni, ma anche nell’atmosfera propria del libro. Anche quei pochi aggiustamenti apportati dal regista neozelandese sono ben accetti in quanto completamente in linea con ciò che Tolkien voleva trasmettere. Le 500 pagine di fitte descrizioni che compongono l’opera di tolkien hanno reso indispensabili dei tagli nella trasposizione cinematografica che però rimane fedelissima nella ricostruzione delle ambientazioni e dei vari personaggi.
Sicuramente a rendere il film all’altezza di un libro così importante ha contribuito il cast di attori radunati per il kolossal e il sorprendente set costruito in Nuova Zelanda. Elijah Wood, Ian Mckellen, Orlando Bloom, Viggo Mortensen, Liv Tyler, Christopher Lee hanno interpretando in modo eccellente i personaggi di questa storia intramontabile, recitando nei vari set creati appositamente per le riprese e visitabili tutt’oggi. Esiste addirittura un’agenzia che si occupa di organizzare le visite ai set offrendo vari percorsi e personale informato su tutte le curiosità riguardanti il film.
Per ciò che vogliate approfittarne e farvi un viaggio in Nuova Zelanda o preferita guardare semplicemente il film o meglio immergervi nel libro, è sicuramente una storia da non perdere! 🙂